I pionieri della danza tra Naturalismo e simbolismo tra il XX e XXI secolo
Per tutto il corso dei secoli XX e XXI, moltissime sono state le sfaccettature rappresentative di stile con le quali la danza veniva sia concepita che prodotta visivamente per le esigenze del pubblico.
Molte cose in effetti fino ad allora non si erano mai viste, nè tanto meno potute mai provare a livello di esecuzione dei balletti delle epoche antecedenti a quelle menzionate.
Il pubblico del passato, quello appartenente ad epoche storiche comprese tra il 1500 ed il 1700, era un tipo di pubblico indottrinato ad assistere a tipologie di opere ideate, programmate e costruite dalla nobiltà e dalle Corti Reali, pertanto, non traducibili e papabili al cento per cento dalle classi sociali meno abbienti.
A partire da queste ragioni, lo spettacolo, cambierà man mano dalla nascita dei primi teatri Europei, per distribuirsi profondamente tra il grande pubblico, adottando un linguaggio ampio, indiscriminato, maggiormente emotivo, che non determinasse la partecipazione allo show di un solo rango di persone, ma che le comprendesse tutte, non delimitando la rappresentazione ad un fatto bellico realmente accaduto ma includendo una visione introspettiva dell’essere umano.
Per questo i teatri operano in un secondo momento anche adottando rappresentazioni più commerciali.
Tra 800’ e 900’ nel continente europeo, nascono per queste motivazioni due correnti abbastanza contrapposte: da un lato otteniamo il Naturalismo, un tipo di rappresentazione che parte dalla rappresentazione oggettiva (naturale) di tutte le cose, ed in contrapposizione nasce invece il Simbolismo, genere di opere legato imprescindibilmente gli stati d’animo, il significato onirico, l’introspezione profonda degli stati inconsci dell’uomo e delle relative emozioni.
Entrambe le correnti di Naturalismo e Simbolismo però, riescono nella loro eterna “lotta rappresentativa” a generare assieme un nuovo metodo per favorire altrettanti nuovi temi di ricerca espressiva.
Partendo dal simbolismo, possiamo affermare che Loie Fuller (di origini Statunitensi), giunta in Europa nell’ultimo decennio del 1800, è la pioniera dell’utilizzo delle luci in campo scenografico; ella le studia dal punto di vista tecnico per implementarle in sintonia ai movimenti del corpo, dandone assoluto risalto, offrendo ai fisici dei danzatori, una plasticità estrema in continuo cambiamento.
Questi innovativi studi, dedicati all’utilizzo delle luci ferme, mobili, calde, fredde e colorate e del loro valore nel campo espressivo, mixati al repertorio musicale delle opere e delle relative gesta dei danzatori, riusciranno infine a mostrare un nuovo ed originale metodo di ricerca all’interno del settore intrattenitivo teatrale del ballo.
E’ proprio in questo passaggio che l’arte della danza, trasla da puro e semplice linguaggio accademico, ad un nuovo modo di rappresentazione organica che si snoda sulla focalizzazione del puro stile e risalto del movimento, slacciandosi in parte ed in certi casi totalmente, dalla matrice convenzionale della narrazione.
Due parole sulla grande Isadora Duncan, la danzatrice autodidatta del naturalismo: di classe 1978, da sempre danzatrice, rinnega fin dalla tenera età le linee dell’imposizione accademica, cercando nella danza un rifugio sperimentale della propria arte fisica ed emotiva.
Coltiva nel tempo un tipo di codifica personale completamente free, nascente dalla naturalezza dei movimenti corporei; dopo essersi trasferita in territorio europeo, troverà ancor più risorse per poter placare la sua sete di artista libera, si trasferisce tra differenti ed importanti città europee come Londra e Parigi.
Lavorerà in altrettanti paesi come Germania, Ungheria, Grecia, ed altri ancora inclusi naturalmente la Russia e l’America, collaborando persino con artisti come la stessa Loie Fuller, Isadora Duncan viene riconosciuta ed elogiata in tutto il mondo come un’ambasciatrice della nuova concezione della danza.
Nella vita privata Isadora Duncan non fu invece così fortunata, perde entrambi i figli in un incidente di annegamento e, nel 1927 a soli 49 anni in Francia, perde anch’essa la vita strangolandosi accidentalmente con la sua sciarpa impigliata per errore nelle razze della ruota della propria autovettura.
Ad ogni modo, Isadora Duncan viene ricordata ancora oggi per il suo spirito libero ed anticonformista, come artista indipendente ed auto evolutiva, tenace nel voler esprimere attraverso la danza sperimentale, una nuova concezione di movimento che da spazio alle emozioni e tralascia il materialismo, legandosi in via definitiva alla musica, all’arte e alla natura.